Alceste Ayroldi per Jazzitalia (2009)

Esordio discografico per Tiziana Bacchetta ed il battesimo è di competenza della Philology, come spesso accade. Sette standards, alcuni poco battuti, ed un episodio originale che si concretizza nelle “Parole Confuse” di Raffaele Cervasio, cantautore romano dominus anche delle note musicali d’arredo al brano.La selezione artistica della Bacchetta – anche arrangiatrice dei brani – è di buona fattura e attinge dal vasto repertorio di Strayhorn, con l’immancabile Lush Life, una delle più belle strofe di tutti i tempi; rilegge con buona grinta Black Coffee della coppia Webster-Burke; interpreta con eleganza uno dei cavalli di battaglia di “the velvet fog” (soprannome attribuito al cantante e compositore di Chicago Mel Tormè): Born To Be Blue. La vocalist romana ritaglia uno spazio anche per la sua esperienza di gospel singer mettendo tutta l’anima e la sua considerevole estensione vocale nell’esecuzione della emozionante God Bless The Child di Billie Holyday e Arthur Herzog Jr, qui arrangiata da Mario Donatone, anche al pianoforte. D’ausilio v’è il World Spirt Choir che dà una mano di tinta afro-soul in più. Tiziana Bacchetta ha una voce camaleontica, ricca di idiomi differenti e la sua opera prima lo scrive a chiare lettere. L’auspicio è di poterla ascoltare, prossimamente, in una produzione originale, libera da stereotipi e standardizzazioni.

Jerome Wilson, CADENCE MAGAZINE 7-8-9/2009, United States

“[…]” Warmth is not a problem for Italian singer Tiziana Bacchetta… Mostly accompanied by a small group she sings familiar songs with engagement and endearing emotion that comes through even with her heavy Italian accent. Bluesy tunes like “Born To Be Blue,” “Black Coffee,” and Ray Charles’ “Funny But I Still Love You” are sung with cool sass over frisky sax and piano led playing. The opening and closing tracks are a bit different. “Parole confuse” goes from an abstract bass and drums intro to chatty wordless vocalese over strutting piano while “God Bless The Child” has Bacchetta leading a five person vocal choir in a pop-gospel arrangement of the song that sounds like something the group Take 6 might do. Altogether this is a solid vocal set with a pleasant sense of variety” “[…]”.

Paolo Piangiarelli, Philology Jazz Records, (2009)

“Sono tempi lieti, come tutti sanno, per il Jazz italiano (vocale e strumentale) e anche questo nuovo disco di debutto nella Philology Revelation Series lo prova ampiamente: Tiziana Bacchetta, dopo 15 anni di studio e di serate, si è permessa di realizzare il suo primo disco, con semplicità, discrezione, eleganza, in una parola con “classe”, senza abusare (addirittura senza usarlo) del sempre più impraticabile scat, senza urli né manifesti rivoluzionari, solo con la sua sensibilità di donna e con il suo naturale amore per il più libero dei canti, quello jazz… Possono essere confuse le parole della bellissima canzone che ha scritto per questo disco d’esordio ma è certo che Tiziana,che benauguralmente porta il nome della Ghiglioni (la più grande jazz singer italiana di tutti i tempi! Dove sei Tizy, quando facciamo qualche altro disco insieme?) ha le idee molto chiare su tutto quanto (repertorio compreso) fa girare da sempre il mondo del canto jazz… benvenuta in Philology!”.

“As everybody knows, these are happy years for Italian jazz (both vocal and instrumental) and this new Philology Revelation Series debut album widely proves it: Tiziana Bacchetta, after fifteen years of studies and live gigs, allowed herself to produce her first cd, with simplicity, discretion, elegance, in a word – with “class”, avoiding to scat (actually, sometimes people over-indulge in scatting), no cries or revolutionary manifests, just her womanly sensibility and her spontaneous love for the freest kind of singing – that is, jazz singing… The lyrics she wrote for the beautiful song she composed might be misunderstood, but surely Tiziana, who has the same name of Tiziana Ghiglioni (the greatest Italian jazz singer of all times… where are you, Tizy? When will we record a new cd together again?) has very clear ideas about everything (including the choice of the repertoire) that makes the vocal jazz world go round… welcome to Philology!”.

Bruno Pollacci, AnimaJazz (2009)

“[…] Dopo l’ascolto della prima traccia sul mio taccuino segno subito il n° 1, per fissare il fatto che il primo pezzo mi era piaciuto per la gradevolezza del tema e la scioltezza d’esecuzione…poi ascolto il secondo e…scrivo anche un n°2 sul taccuino…e proseguo nell’ascolto…ma anche la terza traccia mi piace e mi appunto anche un n°3, iniziando ad apprezzare la lucidità del canto, la felice intonazione, una certa personalità, una sicurezza espositiva ed una preziosa capacità espressiva che non cala d’intensità traccia dopo traccia. Dagli standards più “consumati” del “classic Jazz” al Blues, per rendermi conto che sto ascoltando una cantante capace non solo di “eseguire bene” il pezzo, ma di “sentirlo”, di “viverlo in pancia” prima che di diaframma e gola. E penso a te,Tiziana, ai mille momenti che avrai vissuto tra ascolto appassionato ed attento, esercizio e prove su prove su prove per ottimizzare il risultato ed infine la preoccupazione di far bene e la trepidazione nel far ascoltare i pezzi a Paolo, questo enorme, sconfinato intenditore che ingoia musica Jazz da tempi remoti e che potrebbe sembrare ormai “vaccinato” ad ogni emozione, e che invece, per grazia divina è sempre lì a vibrare dentro, e magari, in alcuni casi, addirittura a cercar di nascondere un luccichìo negli occhi per l’emozione! E quindi “riconosco il fiuto del grande Maestro”, che ha saputo subito riconoscere l’autenticità della voce, la pulizia non solo tecnica ma anche interiore che scaturisce da ogni nota cantata. […]”.

Paolo De Bernardin, NOTTURNO ITALIANO, Rai International (2009)

“… Una bellissima voce quella di Tiziana Bacchetta, che si cala perfettamente in brani anche molto complessi come BORN TO BE BLUE, firmato da Mel Tormè e dove viene fuori la scuola della cantante: Tiziana nasce infatti dalla scuola belcantistica in un percorso che arriva fino al canto jazz, forte dunque di un’impostazione vocale che l’ha aiutata a fornire prestazioni notevoli. “….”Come anche in un altro brano di questo disco d’esordio, GOD BLESS THE CHILD, firmato Billie Holiday: un esecuzione che affronta un classico del jazz, quindi molto delicata e pericolosa, ma con una risoluzione perfetta, ed un abito e un riflesso pieni di blues…”.

Eugenio Mirti, Jazzit Magazine (7 febbraio 2019)

www.jazzit.it/tiziana-bacchetta-intervista-eugenio-mirti-jazzit-jazz/

Come ti sei avvicinata al jazz? E al canto?

Il jazz (e non solo il jazz) è sempre stato nella mia vita fin da bambina avendo avuto un padre musicista, suonava clarinetto e sassofono. In casa quindi respiravo musica tutto il giorno, sia suonata che ascoltata sempre in alta fedeltà; ricordo come fosse ieri anche i concerti (di solito di musica classica) cui lui mi portava, le lezioni di musica, il via vai continuo di musicisti, cantanti, etc. Oggi sono molto grata per questa eredità che mi ha lasciato.

Per quanto riguarda il canto, la sua scoperta è stata un po’ una sorpresa per me dal momento che il mio vero amore era sempre stato il pianoforte; un amico chitarrista (oggi mio marito) tanti anni fa mi chiese di cantare un pezzo che stava suonando e da allora……ho ricominciato a studiare seriamente, intraprendendo prima un percorso classico per voce e piano, per passare poi negli anni al blues (la mia vera anima!), al gospel e approdare infine al jazz. In questo passaggio dalla formazione classica all’approccio con il crying della musica afroamericana l’incontro con Harold Bradley, che considero un grande maestro, è stato determinante.

Direi perciò che il filo diretto musica – canto- jazz è stato per me un unicum naturale e fisiologico…

 

Come hai scelto i musicisti del disco?

“Tracce di memoria” è prima di tutto un’esperienza umana, un unplugged dell’anima, come ho scritto nelle linear notes. Volevo avere vicino musicisti che prima di tutto condividessero, non solo idealmente, il mio progetto e che, in un certo senso, “si innamorassero” dei brani; che sono quasi tutti originali (sei su otto) e non tutti facili all’ascolto e al gusto personale soggettivo.

Con Raffaele Cervasio e Arturo Valiante avevamo già collaborato nel mio primo disco, “non solo Parole Confuse” edito da Philology Jazz (l’unico inedito dell’album è di Raffaele); e così anche con Mario Donatone e l’ensemble vocale (Giovanna Bosco e Anna Pantuso) con i quali abbiamo inciso una versione gospel/soul di God bless the child; con loro ho particolarmente condiviso anche anni di esperienze live, e quindi la loro presenza nel disco era scontata, soprattutto per il modo in cui avevo deciso di arrangiare alcuni brani. Carlo Bordini, Pino Sallusti e Giacomo Tantillo li ho “misticamente” incontrati in differenti situazioni e… da lì, molto naturalmente hanno aderito al progetto. Quello che voglio dire è che l’incontro tra i background personali prima ancora che artistici di ognuno di loro, di stili, di sensibilità, di culture, a volte anche molto diversi, sono la vera magia di questo disco, a mio parere.

E questa magia è stata possibile perché ciascuno di noi si è espresso sinceramente per quello che è, mettendo in primo piano, prima della tecnica (pur importante) la capacità di intendersi soprattutto come esseri umani. E così, in questo contesto di condivisione e partecipazione la musica è diventata solo lo strumento, il mezzo per raccontarci e raccontare delle storie attraverso le nostre storie.

Il risultato è stato bellissimo perché ci siamo veramente divertiti durante tutto il percorso, dalle prime prove fino alla registrazione in studio. E quando Pino ci ha lasciati …ebbene lì ho sentito veramente il valore e lo scopo di tutto quello che avevamo fatto, e, soprattutto, il grande dono ricevuto con la sua presenza nel disco. Che infatti ho voluto dedicare a lui e alla sua memoria.

Come hai lavorato a composizioni e arrangiamenti?

La maggior parte del lavoro, durato circa sette anni, è stato realizzato con Arturo Valiante, caro amico e grande pianista, partendo dai brani grezzi (scritti con il coautore Raffaele Cervasio, che ha suonato la chitarra), cui sono seguite le riscritture, l’individuazione dello stile, voluto da me diverso per ogni brano, le partiture, in una parola gli arrangiamenti. I brani sono storie di vita vera, di sentimenti umani, semplici ma profondi; otto tracce diverse ma tutte legate dal filo conduttore dei contenuti testuali, incluse le due cover; e anche la scelta di quest’ultime è stata da me fortemente voluta.

Ogni pezzo è un racconto diverso che, in tutta sincerità, ho cercato di cantare, (come diceva Art Blakey) “da dentro”, partendo dal cuore.

Carlo Bordini e Pino Sallusti hanno dato un grande contributo agli arrangiamenti ritmici, in particolare in “Lontano”; su questo brano è stato fatto un grande lavoro, paradossalmente, di “sottrazione”- come ha detto Carlo – che non di “addizione”, con l’intento di creare un’atmosfera rarefatta, minimale ma, allo stesso tempo, molto forte dal punto di vista emozionale. Durante la sua registrazione ci siamo ritrovati tutti come in trance.

Gli arrangiamenti di “Vita in blues” e “A song for you” sono di Mario Donatone, pianista bluesman e grande amico, che ha anche curato gli arrangiamenti delle voci del coro su “Domani”.

La genialità e il talento di Giacomo Tantillo, da me fortemente voluto nel gruppo, hanno infine conferito con la sua tromba “il tocco finale” al lavoro.

Definisci il disco in tre aggettivi

Partecipato, vitale, appassionato.

 

Perché fare un disco nell’era dello streaming?

Per me dal punto di vista dell’ascolto (parlo come utente) nulla è cambiato con l’avvento dello streaming; continuo a comprare dischi come prima, anche per sostenere gli artisti e tutto ciò che si muove attorno ad un disco.

Nell’ascoltare musica considero la qualità dei suoni fondamentale: insomma…non riuscirei mai ad ascoltare Bach dallo smartphone o dal pc. E poi ogni disco in quanto oggetto fisico si porta dietro mille significati: è lì, lo puoi toccare, conservare, oltre che ascoltarlo, puoi leggerne la storia sfogliando il booklet, e quindi attraverso le immagini degli artisti che lo hanno realizzato saperne di più sulle loro vite, le loro storie. In fondo la musica è espressione della vita.

Come artista credo che fare dischi oggi sia comunque ancora molto qualificante e gratificante, non fosse altro per tutto il lavoro e lo sforzo che c’è dietro…. Che non è certo poco. Anche senza nulla togliere alla maggior funzionalità di certi strumenti tecnologici, come i video, molto utili per la diffusione della propria musica.

E poi, fortunatamente, ci sono ancora etichette discografiche serie, che dei dischi ne apprezzano il valore al di là dei profitti, veri cultori appassionati; io sono stata particolarmente fortunata di aver incontrato la G.T. Music, che ha ascoltato il mio lavoro, lo ha apprezzato e lo ha pubblicato. Perciò ad Antonino Destra e Vannuccio Zanella va tutta la mia gratitudine.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Ovviamente un altro disco! Che è già in cantiere… ma è top secret!

Olav Martin Bjørnsen, House of Prog Radio, Norway, (10 giugno 2018)

houseofprog.com/blog/2018/06/09/tiziana-bacchetta-release-tracce-di-memoria/

Tiziana Bacchetta is a Roman jazz singer. And she’s good, very good. Because it’s heart rather than, emotion rather than refinement, sensitivity rather than virtuosity. In this new album, the second of her career after the first “Non solo parole confuse” released for Philology Jazz in 2009, she plays unreleased songs, as well as two covers, full of vibrations, color, never shouted joy, a whispered enthusiasm that can not but be transmitted to the listener.

To add more value to the album, the participation of excellent musicians among which we remember the late Pino Sallusti (ex-Cherry Five) on the double bass -this album was his last studio work- and Carlo Bordini on drums (ex-Cherry Five, and member of the Rustichelli and Bordini duo). The album is manufactured and distributed by G.T. Music Distribution di Antonino Destra with the collaboration of Vannuccio Zanella, and produced by Tiziana Bacchetta.

Jazzit Magazine (30 luglio 2018)

www.jazzit.it/tiziana-bacchettatracce-di-memoriag-t-music-2018/

The release of Tiziana Bacchetta’s cd “Tracce di memoria” on JAZZIT site

 

Michele Neri per Spotify (2018)

Il cd “Tracce di memoria” nelle prestigiose playlist stilate da Michele Neri per Spotify:

“DUEMILADICIOTTO”

“CHE BELLA ERIKA DI BIANCO VESTITA”

Innocenzo Reni, “VINILE” n. 15 – 2018

Non mi piacciono particolarmente i dischi di cantanti jazz: spesso sono esercizi di stile in cui si privilegia la tecnica a discapito delle emozioni che un insieme di canzoni deve trasmettere.
Questo nuovo album di Tiziana Bacchetta è diverso: nonostante abbia anni e anni di studi e perfezionamenti alle spalle, Tiziana non casca nel tranello di mettersi in vetrina e realizza un disco pieno di feeling in cui la voce, colorata ed espressiva, si mette al servizio delle canzoni. E queste sono tutte originali con l’eccezione di due cover (da Elvis Costello e Leon Russell). Tra i musicisti spiccano i nomi di Pino Sallusti (scomparso nella primavera del 2017) e Carlo Bordini, grande batterista, anima dei Cherry Five. Tutto il disco scorre via con la voce di Tiziana Bacchetta che a volte appare magnificamente incerta, bellissime Lontano e Amore liquido, solamente Vita in blues, un duetto un po’ forzato, appare un gradino sotto il resto del repertorio.

Richard Hawey, PROFIL Radio, Quebec, CANADA, (settembre 2018)

www.profilprog.com/tiziana-bacchetta-memoria-review

Aujourd’hui je vous présente Tiziana BACCHETTA qui est une chanteuse de jazz romaine, et son plus récent album qui s’intitule « Tracce di Memoria ». Je dois dire que je ne connais pas cette artiste, mais si je résume en quelques mots ce que l’on dit d’elle c’est assez simple : elle est bonne, très bonne. Je comprends un peu mieux ses propos après avoir lu un résumé de sa biographie mais surtout après une première écoute attentive de son album. Elle nous présente une musique qui vient du cœur, qui est pleine d’émotion et de sensibilité. Madame BACCHETTA est auteur/compositeur/interprète, un tour rapide de sa biographie nous explique qu’après ses études classiques elle rencontre Harold BRADLEY le fondateur du Folkstudio. Elle y apprend certaines techniques vocales puis elle rejoint l’ensemble vocal dirigé par Mario DONATONE, ce séjour la dirigera vers des sonorités afro-américaines, particulièrement le chant blues et gospel. Il s’en suit une série d’évènements qui l’amène vers des collaborations notables et la parution de son premier album « Non Solo Parole Confuse » sorti en 2009 sur Philology Jazz. « Tracce di Memoria » est sorti en mai dernier sur MP Records et sur cette seconde production Tiziana nous offre six chansons inédites, ainsi que deux couvertures qui sont pleines de vibrations et de couleurs, tout ce qu’il faut pour satisfaire l’auditeur averti. Pour ajouter plus de valeur à l’album, notons la participation d’excellents musiciens parmi lesquels nous nous retrouvons Pino SALLUSTI (ex-Cherry Five) sur la contrebasse et Carlo BORDINI à la batterie (ex-Cherry Five, et membre du duo Rustichelli et Bordini) et plusieurs autres invités de grandes qualités dont Mario DONATONE (piano et chant), Raffaele CERVASIO (guitare), Giacomo TANTILLO (Trompette), Arturo VALIANTE (piano, Rhodes), Giovanna BOSCO et Anna PANTUSO (Chœurs). Dernier point, six des huit titres sont chantés en italien. ​
« Tracce di Memoria » est le fruit d’un travail long et minutieux. Ce disque offre une forte saveur de jazz légèrement funky, mais aussi de blues et de soul. Ici nous sommes à des lieux du prog, alors on débute l’album avec « Domani » qui ouvre le tout avec une ambiance soft jazz très agréable, la voix de Tiziana est superbe et les musiciens sont au rendez-vous. Ce que l’on ressent est simple, le plaisir ! Et cela se poursuit avec « Nel Profondo », une rythmique plus lente, presque soul et un chant sans excès, juste ce qu’il faut. Avec « Lontano », la chanson la plus longue de l’album, c’est l’émotion qui domine, une belle présentation tout en douceur. Imaginez-vous dans une petite salle, les lumières tamisées, vous y serez presque avec une trompette qui fait des apparitions notables dans une ambiance feutrée et le chant y est toujours d’une grande justesse, tout en retenu. On se dirige maintenant vers le blues avec « Vita in Blues » où Tiziana partage le micro avec Mario DONATONE. « Amore Liquido » nous offre une chanson sur fond sonore sud-américains. Le piano introduit « Almost Blues » qui est une reprise d’une chanson d’Elvis Costello, comme on peut s’en douter, elle est en anglais, une chanson calme, sans prétention, juste belle. La chanson titre est dans un autre registre, jazz à souhait, bien rythmé où l’interprétation de Tiziana BACCHETTA est digne de mention. Le piano, la batterie et la trompette nous présente une belle performance individuelle. Pour clôturer le tout, il nous est offert une reprise de Leon Russell « A Song for You », une belle finale. ​
Vous êtes un adepte de soft jazz dans la plus pure tradition de ce style, cet album vous comblera c’est certain. Les musiciens sont impeccables, la performance de Tiziana BACCHETTA est sans reproche. Que voulez-vous de plus? Ce n’est pas du Prog, mais c’est bon.

Fabrizio Felici, YOUBEE ITALIA MAGAZINE (19 settembre 2018)

www.youbee.it/tiziana-bacchetta-tracce-di-memoria

L’intervista integrale del 28 giugno 2018 durante una trasmissione di Radio Godot, Roma, condotta da Max Rock Polis, sul cd “Tracce di memoria”( G.T. Music 2018) insieme a Carlo Bordini e Raffaele Cervasio pubblicata su Youbee Italia Magazine.

Tiziana Bacchetta, Tracce di memoria. Jazz blues a piene mani

Ci sono certi generi musicali che si prestano alla reinterpretazione dei classici piuttosto che alla pura creazione, ecco perché un CD di Jazz che contenga perlopiù canzoni scritte di proprio pugno è difficile da trovare. Ma per fortuna c’è chi riesce ancora oggi ad avere la forza e il coraggio di intraprendere questi percorsi con idee proprie e a concretizzarle, sia pure con anni di lavoro. Tiziana Bacchetta guida un gruppo che è riuscito in tale impresa.

Ma che Jazz blues stasera ragazzi. Buonasera, ho qui Tiziana Bacchetta e parte del suo complesso. Tiziana la riconosciamo, ma voialtri presentatevi con i vostri nomi.


T: “Ciao a tutti.”
C: “Ciao a tutti. Io sono Carlo Bordini, sono il batterista di questo gruppo con Tiziana, e alla mia sinistra…”
R: “,,, Raffaele, Raffaele Cervasio, buonasera a tutti. Sono l’autore dei sei inediti in italiano di questo album e suono le chitarre in qualche pezzo.”

Attenzione, perché quanti gruppi ci sono che fanno Jazz in questo modo? Tanti, fanno album di cover, di standard. Però loro hanno fatto uscire un CD “Tracce di memoria” fatto da otto tracce di cui solamente due sono cover.


T: “Sì infatti, l’idea di questo progetto devo dire c’è sempre stata, perché Raffaele, produttore infinito di brani stupendi, è uno scrittore e poeta che io conosco bene. Sono venuti fuori questi brani che ho scelto con il cuore, non con la testa, così come con il cuore sono state scelte le due cover, che non sembra ma da un punto di vista dei contenuti, del messaggio emozionale, sicuramente sono collegatissime agli inediti. Una “A song for you” è del grandissimo Leon Russel, l’altra “Almost blue” è del grandissimo Elvis Costello.”

Quindi queste due cover sono collegate a tutte le altre del disco.


T: “Assolutamente sì, c’è comunque una coerenza primariamente di contenuti, oltre al fatto che ovviamente la scelta primaria non è razionale ma viene dal cuore. Tutto parte da là, a mio parere, la musica non generale parte da lì [ride, ndr], e quindi anche questa scelta è stata in parte voluta in parte è venuta da sé.”

Se non fosse il Jazz che viene dal cuore, cos’altro? Nel vostro album ci sono diverse contaminazioni, ma se volessi scrivere gli stili trattati in questo lavoro, cosa dovrei scrivere?

T: “Mah, diciamo che nell’album sicuramente c’è un forte sapore di Jazz, ma c’è anche tanto Blues inteso come la musica dell’anima, sicuramente non solo come stile musicale, e c’è anche molto Soul. Non saprei come è venuta fuori questa magia, io non sono in grado di definirlo. Forse qualcuno al di fuori, forse i miei compagni.”
C: “Sicuramente bisogna dire che a seconda dei musicisti che prendono parte a una seduta di registrazione viene fuori chiaramente qualcosa di diverso. Questo è l’ultimo disco di Pino Sallusti e lo abbiamo voluto dedicare a lui. Con il fatto che ho collaborato con lui per 35 anni, chiaramente questa intesa viene fuori in questo disco in maniera inequivocabile, anche perché ci sono delle scelte precise. Per esempio, di questi sei brani che io ho suonato, perché in quegli altri due la batteria non c’è, apparte “Nel profondo” sono tutti brani suonati con le spazzole, e questo magari se non c’è proprio un ascolto attento non si evince facilmente. Questa già è una scelta precisa, la scelta di dare un sapore, un colore, un suono che è volutamente morbido e poco aggressivo, perché secondo me le bacchette sono un po’ troppo aggressive per questo genere di musica. Anche se la scelta delle spazzole non vuol dire rinunciare a certi fraseggi o a certe idee ritmiche, va tutto nell’ottica di una morbidezza che dà poi un colore particolare a tutto quanto il disco, insomma. Una scelta stilistica proprio, dall’inizio alla fine.”

Vi ricordiamo per Carlo Bordini solo due nomi: Cherry five e Goblin. Ringrazio Vannuccio e Antonino che mi hanno portato questi ragazzi all’attenzione. Salutiamo e nominiamo gli altri che hanno suonato con voi in questo disco.


T: “Grazie Vannuccio e Antonino anche da parte nostra, di tutti. Partiamo da Arturo Valiante, piano e arrangiamenti, Raffaele Cervasio chitarra e autore di tutti e sei gli inediti in italiano, testi e musica, Giacono Tantilio tromba, Carlo Bordini batteria e arrangiamenti, il compianto Pino Sallusti al basso, a cui ho voluto dedicare il disco. Mario Donatone ha cantato con me in “Vita in blues”, brano che ha anche suonato e arrangiato, inoltre sono suoi anche gli arrangiamenti di “A song for you” che è stato fatto con lui e Giovanna Bosco, Anna Pantuso, Raffaele Cervasio e me. Grandissimo coro, grandissimi arrangiamenti vocali, li ringrazio e li saluto con grandissima gratitudine. Così come tutti i musicisti che hanno partecipato, con cui ho avuto l’onore, veramente un grande onore che la vita mi ha dato di incontrarli. Io già li conoscevo, ma comunque c’è stata proprio una magia aldilà della musica, una magia umana, un incontro di anime, di culture, sintonie, che è stato veramente per me un grande dono. Grazie a tutti.”

Si vede dalle foto nel vostro libretto del CD. Su “Lontano” c’è un bell’assolo di tromba con sordina.


C: “Grande Giacono Tantilio. Ad esempio questo pezzo “Lontano” che abbiamo arrangiato principalmente io e Pino mi fa pensare a un concetto artistico che era molto caro a Michelangelo Buonarroti: lui aveva espresso chiaramente questo concetto del togliere, che più si va avanti, più si interiorizza l’arte e più si va a togliere, ad asciugare, ad arrivare all’essenziale. Lui diceva che dentro al pezzo di roccia c’era già una statua e lui doveva solo tirarla fuori, quindi toglieva del materiale. Noi su questo pezzo abbiamo fatto un po’ questa operazione, di creare un suono rarefatto, proprio minimalista, essenziale, proprio scarnificato all’osso affinché si creasse quest’atmosfera magica, sospesa, notturna. Si sente, siamo riusciti nell’intento, sì.”
R: “Sì, molto rarefatta. Questo pezzo è stato scritto circa 30 anni fa, ed è rimasto lì in embrione, un foglietto, due accordi in un cassettino, fino all’incontro con Carlo e Pino. Ci volevano le persone giuste. L’autore costruisce dei bozzetti, le cose che ho fatto io sono sempre state fatte voce e chitarra, poi è nell’incontro con questi musicisti di esperienza e di talento che assumono una connotazione di estrazione dalla roccia del profilo, del disegno. Così si sono formate, in questa sorta di tornio al rallentatore si sono manifestate, alla fine sono qualcosa che chi ascolta il disco trova interessanti, piacevoli, di contenuto. Io credo molto nella parola, ovviamente penso che si sia capita questa cosa [ride, ndr].”

È un piacere ospitare qui persone che abbiano fatto un album con delle sonorità proprie. Ma per chi volesse il CD c’è la G.T. music distribution, potete andare sul loro sito. Andate a dare il like a Tiziana Bacchetta su Facebook, anche lì ci sono le istruzioni per prendere il CD. Ma ci sarà un’occasione anche per avere questo CD autografato da loro.


T: “Sì, il 29 settembre ci sarà la presentazione ufficiale al Riverside di Roma, zona Monte Sacro. Ringrazio Domenico e Federico che sono coloro che ci ospiteranno.”

Segnatevi questa data perché sarà un concerto interessante di una band che ha fatto musica propria e siamo ancora più contenti di poterli ospitare qui. Prendete il CD e fatevelo autografare, gli artisti che piacciono vanno sostenuti, è un riconoscimento verso la loro arte. Questo CD “Tracce di memoria” ha un nome con qualcosa dietro.


R: “C’è stata una ricerca di qualche brano in particolare che potesse rappresentare l’album, una sorta di brain storming emotivo che abbiamo fatto con Tiziana. Sembrava che appunto “Tracce di memoria” fosse il brano che poteva rappresentare di più tutto il lavoro fatto, perché la memoria è importante, la memoria è la nostra presenza, il senso di ciò che siamo. Se tu hai avuto modo di focalizzare un poco sul testo del brano “Tracce di memoria”: “su di noi su di noi su di noi gravano secoli di storia, su di noi su di noi su di noi poche tracce di memoria”. Ci sono delle citazioni di “Parlami d’amore Mariù” tra le righe: “c’eravamo tanto amati per un anno forse più”, e c’è altro. In quella canzone c’è un rapporto che va aldilà del quotidiano, un rapporto cosmico, un rapporto che si perpetua e perdura, immaginificamente, vita dopo vita. Cosa più di ciò poteva rappresentare, dare un senso alla profondità del rapporto, delle relazioni e delle lezioni vissute?”

E quindi giustamente invece di chiamarlo “Domani” o “Lontano” questo album è “Tracce di memoria”.


R: “Sicuramente è un titolo più evocativo, amplia un poco lo spettro delle possibilità. “Domani” è domani, “Lontano” è un punto lontano, “Tracce di memoria” apre a più possibilità, come se fossero tremila istanti che si possono raffigurare.”
C: “Anche su questo brano, voglio dire, io credo nella misticità delle cose e degli incontri, che non ci sia mai niente di casuale. Questo pezzo “Tracce di memoria” che da il titolo all’album ha una struttura irregolare, molto irregolare. Chi non è addetto ai lavori difficilmente lo evince, ma il fatto di avere una struttura irregolare è una cosa molto interessante. Potrei fare una citazione musicale: ne “La sagra della primavera” di Stravinskij, se avessi una macchina del tempo mi piacerebbe stare alla prima prova, quando i professori d’orchestra trovarono quelle parti sul leggio, le presero, le buttarono per terra, le calpestarono e dissero “noi questa roba non la suoneremo mai” perché per l’epoca, nel 1913, era una cosa impensabile. Per esempio, c’era il fagotto al limite dell’estensione, che sembrava un clarinetto invece era un fagotto. È quella che oggi è considerata una fondamentale pagina della storia della musica. Non voglio fare raffronti di nessun tipo, però voglio dire che come quella composizione aveva una struttura così atipica, anche questo brano “Tracce di memoria” ha una struttura molto, molto irregolare, e c’è costata anche una certa fatica arrangiarlo e metterlo insieme, questa irregolarità ha il suo perché e ha il suo interesse, quindi va ascoltata con questo tipo di orecchio curioso. La memoria è instabile: ricorda e non ricorda, quindi una struttura instabile rende l’idea.”

Abbiamo intuito che questo disco è frutto di anni di idee e di lavoro.


R: “Dici bene, io penso che siano stati fatti un anno e mezzo, 2 anni di prove, costanti e impegnative, dove ognuno ha messo il suo. In effetti quello che voleva dire Carlo prima era che lui, Pino e Arturo mi hanno maledetto per la struttura di quel pezzo [ride, ndr], perché per far quadrare il cerchio si sono dovuti impegnare in una maniera veramente fuori dal comune. Scherzo, ma alla fine le cose irregolari, imperfette sono le cose più belle.”

Mi stavi raccontando che il testo di “Una vita in blues” l’hai scritto qualche anno prima.

R: “Qualche annetto fa. Eravamo a una serata, c’era questo bluesman, cantante, pianista: Mario Donatone.”
T: “Nostro grande amico nonché nostro maestro di coro, ho fatto tantissime cose con lui, lo salutiamo.”
R: “Io ho preso questo tovagliolino dal tavolo e ho scritto rapidamente qualche cosa che mi evocava quella situazione, e dopo anni la canzone è ritornata a noi come un boomerang [ride, ndr].”
T: “Che fosse così Blues l’ho voluto io.”

Vi ricordo “Tracce di memoria” da G.T. music distribution. Di recente avete inaugurato anche il sito?


T: “Sì, più che altro la pagina Facebook, perché il sito già c’era: è stato ristrutturato.”
R: “È www.tizianabacchetta.it. Più semplice di così.”
T: “Sulle pagine del sito ci sono disponibili tutti i testi dell’album, ovviamente gli originali, i nostri inediti.”

Ma com’è che avete avuto questo coraggio di fare un album di pezzi originali, ci avete messo del tempo.


T: “È giustissimo quello che stai dicendo: il mio lavoro è iniziato 6-7 anni fa, diciamo la verità [ride, ndr]. Ho cominciato il lavoro su questi testi, partendo dal pezzo di carta col testo, poi l’armonia, le partiture eccetera. Soprattutto in quella fase grandissimo aiuto me l’ha dato Arturo, grazie Arturo. Gli ultimi 2 anni sono quelli in cui si è fatto il lavoro conclusivo degli arrangiamenti, registrazione, costruzione dell’album.”
R: “Insomma, le canzoni non si trovano sotto un sasseto [ride, ndr].”

Io non so in questi anni se sia più o meno facile confrontarsi con il pubblico per una band di Jazz come voi. Che riscontri si hanno nella capitale?

C: “Sì, questo è un problema serio da un po’ di anni ormai, però sai, quello che noi siamo riusciti a fare ci ha dato tanto, perché siamo contenti di quello che abbiamo fatto, siamo artisticamente soddisfatti. Non dico che abbiamo fatto chissà che, però abbiamo fatto un lavoro che ci entusiasma, e quindi tutto quello che viene è in più. Speriamo ovviamente di suonare, perché ci piace suonare ed esibirci dal vivo: è molto divertente e ci da ancora più entusiasmo per andare avanti. Però ripeto: il lavoro che abbiamo fato ci soddisfa e tutto quello che viene è in più. Se ci saranno dei concerti ben vengano, sappiamo tutti che oggi in Italia, ma pure in Europa, suonare è sempre più difficile. Purtroppo quando c’è la crisi i primi soldi che vengono meno sono quelli per la cultura, non è un luogo comune ma è una triste verità che sappiamo molto bene da anni. La prima cosa che si taglia sono i soldi per la cultura.”

Io volevo riascoltare “Una vita in blues”. Ma con tutte le migliaia di cover che potevate fare, com’è che avete scelto queste qui che stiamo sentendo?


T: “Mah, la scelta delle due cover, che ho fatto io, è stata molto emotiva, come detto prima. Ma anche dal punto di vista della coerenza sono i brani che potevano essere i più in sintonia con gli inediti, soprattutto dal per i testi. Oltre al fatto che comunque le due cover sono due pezzi meravigliosi, che io avevo proprio nel cuore [ride, ndr], e quindi da lì è partito tutto.”

Tiziana e Mario fanno questo duetto “Una vita in blues”. Ma visto che “siamo nati da un gesto blues”, siamo sicuri che fare l’amore sia blues?

R: “Proprio sì [ride, ndr], più blues di quello?”
T: “Grazie Mario, ho avuto un grande onore a cantare assieme a lui, veramente grazie.”

Ma purtroppo siamo ai saluti. Vi ringrazio molto per questa partecipazione e vi saluto.

R: “Grazie a te. Buonasera.”
C: “Grazie, ciao a tutti.”
T: “Grazie veramente, anche da parte di tutti gli altri che non ci sono. Ciao a tutti.”

Eugenio Mirti, Jazzit Magazine n.104, (settembre – ottobre 2018)

www.facebook.com/iug.mirti/videos/1891239697611422/?t=1

La recensione del cd “Tracce di memoria”di Eugenio Mirti per “Jazzit Magazine n.104” .

58″review 24_ Tracce di memoria ( Tiziana Bacchetta , GT 2018). #tizianabacchetta #eugeniomirti #iug #jazzit #traccedimemoria #58secondsreview #jazz #recensioni #reviews

José Luis Ajzenmesser-, La Guagua, Radio Urquiza in Buenos Aires (29 settembre 2018)

www.facebook.com/TizianaBacchettasinger/videos/252865795429570/

Il programma jazz “La Guagua”, Radio Urquiza, in Buenos Aires il 29 settembre 2018 ha dedicato l’intera trasmissione alla musica di Tiziana Bacchetta. José Luis Ajzenmesser ha presentato l’artista e i suoi due lavori discografici,“Tracce di memoria” (GT Music distribution 2018) e “non solo Parole Confuse” (Philology Jazz records,2009).

The jazz program “La Guagua”, Radio Urquiza in Buenos Aires has dedicated to the music of Tiziana Bacchetta. José Luis Ajzenmesser presented the artist and her two albums “Tracce di memoria” (GT Music distribution 2018) and “non solo Parole Confuse”.

ON AIR (2018-2019)

13 gennaio 2019, ATOM RADIO ,Puntata #37 di Moonshine Makers – Peculiars sounds and artists, dal cd “Tracce di memoria” (G.T.Music 2018), in onda “Domani”

3 gennaio 2019, RADIO GODOT, dal cd “Tracce di memoria” (G.T.Music 2018), in onda “Domani”.

15 dicembre 2018, ATOM RADIO,Puntata #34 di Moonshine Makers – Peculiars sounds and artists, dal cd “Tracce di memoria” (G.T.Music 2018), in onda “Tracce di memoria” (G.T.Music 2018)

18 novembre 2018, RadioCiteFm in Quebec, Canada, in onda “Lontano”, dal cd “Tracce di memoria” (G.T.Music 2018)

4 novembre 2018, ATOM RADIO, Puntata #28 di Moonshine Makers, in onda “Vita in blues”, dal cd “Tracce di memoria” (G.T.Music 2018)

23 settembre 2018, ATOM RADIO, Puntata #23 di Moonshine Makers in onda il brano “Tracce di memoria”, dal cd “Tracce di memoria” (G.T.Music 2018)

17 settembre 2018, The Viking in the Wilderness on houseofprog.com, in onda “Tracce di memoria” (G.T.Music 2018). The Viking in the Wilderness #79 (at) houseofprog.com

14 settembre 2018, RADIO GODOT, Il dinamico ritorno dei gemelli, in onda “Almost blue” dal cd “Tracce di memoria” (G.T.Music 2018)

9 settembre 2018 , ATOM RADIO, Puntata # 21 di Moonshine Makers, in onda “Nel profondo” dal cd “Tracce di memoria” (G.T.Music 2018)

9 agosto 2018, “ANIMAJAZZ” di Bruno Pollacci , in ona il brano “Amore liquido” tratto dall’album “Tracce di memoria” (G.T. Music 2018)
http://www.animajazz.eu/…/animajazz-n-826-di-giovedi-9-ago…/

https://www.mixcloud.com/maxmurd/rock-polis-71-130918-il-dinamico-ritorno-dei-gemelli/?fbclid=IwAR0zvhMsnYVwB9taqaWHlPMxPxJOaSr36D7YVC8EoxFHrSoPd0YKaEopWqg

20 luglio 2018, RADIO GODOT, in onda “Domani”, dal cd “Tracce di memoria” (G.T.Music 2018)

3 luglio 2018, ATOM RADIO, #12 – di “Moonshine makers”, dal cd cd “Tracce di memoria” (G.T.Music 2018) in onda “Tracce di memoria e “Domani”. https://m.mixcloud.com/moonshinemakers/al-femminile/

27 maggio 2018, ATOM RADIO, Trasmissione: “Moonshine makers”, anteprima dell’uscita ufficiale del cd “Tracce di memoria” ” (G.T.Music 2018), in onda “Tracce di memoria” e “Domani”